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Piero Tosi racconta Pier Paolo Pasolini



Piero Tosi, Maria Callas e Umberto Tirelli. Prova costume per il film di Pier Paolo Pasolini Medea (1969) © Sartoria Tirelli/ Tutti i diritti riservati


All'inizio di Medea i miei rapporti con Pier Paolo erano molto imbarazzanti. Praticamente mi aveva "ereditato" da Luchino Visconti, e la cosa lo rendeva diffidente. In effetti il suo mondo era molto diverso da quello di Luchino, e, anche se non la dichiarava apertamente, la sua diffidenza covava sotto la maschera di una gentilezza dovuta ad una lunga frequentazione.


Era veramente difficile parlargli. Non si apriva. Era avaro di parole, quasi timido. Mi insegnava semplicemente a non bloccarmi, a non procedere per schemi, il che era comunque impossibile vista l'assenza di comunicazioni dirette. Per la verità, da quel poco che riuscivo a strappargli, si trattava solo di pare riferimenti, a tra i più disparati: dagli Ittiti ai Sumeri, fino al Rinascimento di Piero della Francesca e Mantegna. E soprattutto il retaggio delle tradizioni popolari: Messico, Marocco, Perù e, perché no, la Turchia, o la Sardegna. Per esempio, il costume indossato da Maria Callas per i riti è un abito da festa folclorica sarda.



Maria Callas durante le riprese del film di Pier Paolo Pasolini Medea (1969) © Pierre Boulat/The LIFE Picture Collection

Quando gli portavo i miei bozzetti faceva sempre delle smorfie, perciò smisi di farne e cominciai a elaborare direttamente dei prototipi per potergli mostrate che cosa veniva fuori dalla fusione o guazzabuglio di tutti quei mondi primitivi. E finalmente il nostro rapporto si sbloccò. Ma la cosa mi riusciva comunque insolita, perché io, ad esempio, ero abituato a trasformare un attore, a farne un personaggio. Pier Paolo invece non voleva neppure che andassi al trucco. Voleva che gli attori restassero quello che erano. Io non potevo intervenire sul volto, sulla parrucca, su un bel niente. Infilar loro il costume e stop. Un volto era stato scelto per essere quello e non altro, e tuttora ne sono sconvolto perché di primo acchito i volti sembravano piuttosto insignificanti. Chi avrebbe detto in seguito, sistemati al loro posto, l'esattezza della rassomiglianza con tale scultura, in tale quadro o affresco, ci avrebbe lasciato a bocca aperta!


Il mio primo problema fu capire come affrontare la materia. Non potevo servirmi dei normali tessuti in commercio, erano inaccettabili, quindi con Gabriella Pescucci e i miei assistenti cominciai ad elaborare degli stracci tutti strappati, e ritesserli artigianalmente con del cotone rozzo e sfilacciato, proprio come si tesseva nella notte dei tempi. Oppure ci servivamo di materiali poveri, che alteravamo pieghettandoli a mano e bagnandoli in amido o in tinture di vari colori. Poi lasciavamo il tutto a seccare sotto il sole, come facevano gli Egizi. Lentamente il calore scavava il tessuto, che diventava un plissé irregolare simile a quello delle scultura antiche. I feltri li incidevamo con un ferro arroventato, all'uso dei popoli africani, ottenendo striature di colore e tipiche impronte da bassorilievo. Ed ecco un altra scultura!


Più che altro avevamo l'aria di ricercatori in un gabinetto scientifico. Le nostre cavie erano conchiglie, chiodi a due punte o a corona, pigne, ingranaggi, ossa comprate al macello, corna trattate con la soda caustica, pelli trapunte di fettucce di cuoio, foglie, e dio sa cos'altro... Nella luce del paesaggio lunare scelto e sognato da Pier Paolo, il volto di un ragazzo con un serto di spighe poteva trasformarsi in un covone di fieno rovesciato! ...


Al tempo di Edipo re Pier Paolo aveva dichiarato:


"I costumi sono inventati quasi arbitrariamente. Ho consultato opere sull'arte azteca, sui Sumeri; altri provengono direttamente dall'Africa nera, perché la preistoria è stata praticamente la stessa ovunque. E avrei voluto insistere su questa linea, rendere i costumi ancora più arbitrari e preistorici, ma non ho avuto tempo per approfondire..."

Ecco, io credo che in Medea Pier Paolo abbia realizzato ciò che si era proposto di fare nell'Edipo.

Piero Tosi da Medée. Un esthétique du costume. In "L'Univers Esthétique De Pasolini". Parigi, Francia: Maison des Cultures du Monde. (1984) pp.101-102


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