Nellaprile 1970, Pier Paolo decide di girare un film sullo sciopero dei netturbini romani, sul loro lavoro, sulla loro condizione. Limmondezza, i rifiuti, sembrano a Pasolini lennesimo simbolo del passaggio dal paleo-capitalismo al neo-capitalismo, la sua cinepresa si cala con occhio neorealista in un mondo, scopre un universo incredibile, sappassiona subito alla causa dei netturbini romani, con le loro facce povere e oneste, scrive: «Si assomigliano tutti, come dei frati». Dentro la loro storia trovi subito il segno della Roma che cambia, il boom dei consumi è anche boom di rifiuti, ma nei depositi dellOstiense si lavora con la pala e la scopa di saggina, il sacco di iuta e il bidone di metallo.
Succede però che il regista Mimmo Calopresti, leggendo di questo film fantasma sincuriosisca, e vada a scavare in quella miniera doro che è larchivio audiovisivo del Movimento Operaio. Il film salta fuori. O almeno un girato di settanta minuti, i piani sequenza del lavoro durissimo, carrellate fantastiche di facce e assemblee che appartengono a un tempo scomparso, oratorie sgrammaticate e appassionate. E poi uno splendido frammento di poesia: gli Appunti per un romanzo sullimmondizia, versi scritti in occasione dello sciopero dellaprile 1970.
Calopresti realizzò anche un documentario sul film incompiuto, Come si fa a non amare Pier Paolo Pasolini (2005).
Luca Telese - Gio, 08/12/2005 Il giornale.it