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Pier Paolo Pasolini, le poesie dedicate a Maria Callas in 'Trasumanar e organizzar' (1971)

Aggiornamento: 3 dic 2020


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Maria Callas insieme a Pier Paolo Pasolini. Opera di Parigi per la proiezione del film Medea (1970) Photo © AGIP/Riproduzione riservata.

Nella sua penultima raccolta di poesie, Trasumanar e organizzar, Pasolini decide con determinazione di accentuare la distanza ma anche la compresenza tra poesia pubblica e poesia su episodi privati, a volte intimi. Qui, nella sfera privata, compare Maria Callas:

Ho un affetto più grande di qualsiasi amore su cui esporre inutilizzabili deduzioni Tutte le esperienze dell'amore sono infatti rese misteriose da quell'affetto in cui si ripetono identiche. Sono legato ad esso perché me ne impedisce altri. Ma sono libero perché sono un po' più libero da me stesso. La vita perde interesse perché si è ridotta a un teatro in cui le fasi di questo affetto si svolgono: e così ho perso l'ebbrezza di avere strade sconosciute da prendere ogni sera (al vecchio vento che annuncia cambiamenti di ore e stagioni). Ma che ebbrezza nel poter dire: "Io non viaggio più". Tutto è monotono perché in tutto non c'è altro che un certo luccichio di occhi, un certo modo di correre un po' buffo, un certo modo di dire "Paolo", e un certo modo di straziare a causa della rassegnazione. Ma tutto è messo in forse dal terrore che qualcosa cambi. In ogni amore c'è una fusione tra la persona che si ama e qualcun altro: ma ciò è naturale. Nell'affetto ciò sembra invece così innaturale: la fusione avviene a tali profondità che non è possibile darne spiegazioni, trarne motivi per congratularsi, comunque essa sia, della propria sorte. La tenerezza che tale affetto impone al profondo, non conduce a fecondare né a essere fecondati, anche se per gioco; eppure si soccombe ad esso con lo stesso senso di precipitare nel vuoto che si prova gettando il seme, quando si muore e si diventa padri. Infine (ma quante altre cose si potrebbero ancora dire!), benché sembri assurdo, per un simile affetto, si potrebbe anche dare la vita. Anzi, io credo che questo affetto altro non sia che un pretesto per sapere di avere una possibilità – l'unica – di disfarsi senza dolore di se stessi.


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