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Immagine del redattoreCittà Pasolini

Pasolini legge "Meditazione orale", 1970

Aggiornamento: 17 gen


Non vi è migliore introduzione alla poesia pasoliniana che la sua voce, il desiderio di verità e il suo ostinato e doloroso laboratorio. La ricerca di una parola che possa lacerare il sipario della rassegnazione.

Ennio Morricone doveva scrivere un pezzo da inserire nel disco commemorativo per le celebrazioni di Roma Capitale: era il 1970 e se ne festeggiava il centenario. Il musicista chiese a Pasolini di scrivere un testo per poi inciderlo con la sua voce, e questo avvenne in un disco RCA, realizzato, pubblicato e presto scomparso.




Che Roma fosse città coloniale

dove venire in vacanza

Ne dimorarono molti, poeti non socialmente determinati

liberi dalla burocrazia e con un po’ di paura della polizia;

né mancarono i bei soli, in questo secolo:

ciò che scompariva dava un breve dolore,

l’unico vero dolore era nei sogni; nei sogni in cui pareva

di essere costretti a lasciare questa città per sempre!

Non si piange su una città coloniale, eppure

Molta storia passò sotto questi cornicioni

(col colore del sole calante)

e fu spietata;

fu una scommessa tra i fascisti e i liberali:

inaspettatamente questi ultimi, imbelli e anche un po’ buffi,

(meridionali delicati di fegato)

l’ebbero vinta. I forti furono battuti;

molta storia passò all’ombra dei Ministeri,

ma che lacrime fossero sparse in sogno per questa città

ciò sa di miracoloso, è quasi incomprensibile;

lacrime violente, che parevano sparse sul cosmo;

le lacrime degli addii alle partenze senza ritorno

Poi ricominciava la vacanza

e una sete insaziabile di solitudine

Molta storia passò su questo asfalto

e lungo i muretti di pietra, insensibili al sole d’agosto,

molta storia. I vecchi parlamentari onestamente

con solennità sedentaria

ripresero il loro posto, or ridenti or severi

verso i loro elettori, condividendone la pace col mondo:

a ognuno il suo realismo!

Avevano vinto la scommessa nel Settentrione eroico

nel Meridione segreto

e un sorriso popolare o una serietà piccolo borghese

Insomma la ritrovata dignità

riportò pellegrinaggi di poeti liberi da classe sociale,

senza obblighi né orari

sì che dopo il pianto, la cosa più incredibile

fu quel desiderio di solitudine,

che dava una felicità completa e tenuta tutta per sé.

Gli occhi che avevano pianto in sogno

ora guardavano

senza limiti di tempo o scadenze,

con pomeriggi o notti intere davanti,

in cui non accadeva che ciò che la storia dimenticava.

Oh, certo, non fu serio;

fu una vacanza

Tutto doveva poi essere ragione di rimprovero;

Roma fu sede di nuove battaglie.

Da dove erano discesi questi barbari?

Be’, erano nati qua, a via Merulana, a piazza Euclide,

a Centocelle: e infatti bastava che impallidissero un po’

ed ecco le facce dei loro padri, o sconfitti o vittoriosi,

ma tutti perduti nel passato in cui le lacrime non contano

e il desiderio di solitudine non è serio;

la storia ricominciò a passare,

ma ai posteggi verso le quattro del pomeriggio c’era calma e sole

dietro al Quadraro i prati erano deserti.


(aprile 1970)

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