Che tipo di uomo era Pasolini? Un intervista di Gách Marianne, per Film, Színház, Muzsika, 1964.
- Città Pasolini
- 16 giu
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Nel giardino della sua nuova casa, Pasolini e sua madre (che nel film interpreta Maria anziana), dopo la prima di Il Vangelo secondo Matteo a Roma...
Pier Paolo Pasolini, il grande scrittore e cineasta, è uno degli illustri membri della delegazione italiana alla Settimana del Cinema Italiano di Budapest. L'intervista che segue è stata realizzata a Roma. Il suo film Il Vangelo secondo Matteo è incluso nel programma delle proiezioni speciali della Settimana del Cinema Italiano.

Pasolini ha sempre stupito, sempre a tutti. I suoi ammiratori, così come i suoi detrattori. Non con facili espedienti, ma con la sua franchezza e il suo coraggio. Questa caratteristica segna tutta la sua opera. Dice cose diverse da quelle che ci si aspetta da lui. Qualcosa di nuovo e che affonda nelle radici. E per questo ogni sua creazione e dichiarazione scatena accesi dibattiti. Lo stesso avviene ora, quando il suo film Il Vangelo secondo Matteo è stato premiato a Venezia con sei premi internazionali, e riviste e quotidiani pubblicano ampi studi di lode e critica. Non appena il film è stato proiettato anche a Roma, le strade sono state invase da volantini bianchi gettati dalle auto in corsa. «Signore, cosa può essere questo?» Mi chiedo leggendo: «Che tipo di uomo è Pier Paolo Pasolini?» Una marea di accuse e insulti. L’impotenza della rabbia.
La popolarità? È qualcosa di più. È qualcosa di diverso. Fa parte del patrimonio culturale collettivo. Forse perché l’entusiasmo per lui è sempre mescolato a maledizioni. In ogni caso, a Pasolini non importa il successo convenzionale o l’opinione dei detrattori, lui è l'enfant terrible, ma nel senso positivo del termine: dice sempre quella parola, quel pensiero, quella lotta interiore che lo tormenta. È chiaramente una delle figure più interessanti della vita intellettuale italiana.
Il suo film, Il Vangelo secondo Matteo, è anch'esso diverso da ciò che generalmente la massa si aspettava. Viene criticato e lodato, sia da destra che da sinistra. Pasolini si è sempre dichiarato marxista, e lo è ancora oggi. Per questo motivo, ci sono coloro che non riescono a credere che abbia scelto proprio questo tema per un film. Perché? E c’è chi gli chiede perché abbia rotto con la consueta rappresentazione biblica, con le tradizioni artistiche troppo usurate, troppo dolci e stereotipate, e con lo stile pomposo e pseudo-storico dei film biblici. Ma questa che potrebbe sembrare una critica è la qualità più audace e distintiva del film di Pasolini: egli è tornato al significato originale del testo biblico, senza aggrapparsi a visioni preconfezionate e radicate nella nostra coscienza, senza illustrare, ma dando vita alla parola. Racconta il mondo del Vangelo citando letteralmente il testo evangelico, evocandolo con la propria voce di scrittore e di uomo. E questa voce è quella del nostro tempo.
Lo incontro nel suo nuovo appartamento, anche lui si è rifugiato in uno dei quartieri moderni di Roma, lontano dalla congestione del centro storico. Il quartiere Eur dove vive, è così spettacolare e moderno che sembra quasi non appartenere a Roma.
Ad accogliermi è sua madre. Voce dolce, fragile, snodato il corpo, e se non lo sapessi, non crederei che abbia settant'anni. La riconosco, è lei che nel film interpreta la madre di Gesù crocifisso. (Il giovane volto di Maria è stato scelto da Pasolini in Calabria, a Crotone.) Nel film recitano tutti non professionisti: tra loro anche scrittori e poeti di fama, come Natalia Ginzburg, la romanziera vincitrice del premio Strega, che interpreta Maria Maddalena; Alfonso Gatto, che interpreta l'apostolo Andrea; Mario Socrate, che dà vita a Giovanni Battista. In Italia è piuttosto comune che non solo persone semplici, ma anche figure intellettuali di rilievo accettino di interpretare ruoli occasionali in un film.
Pasolini, che è anche il regista di Il Vangelo secondo Matteo, come ha scelto i suoi attori? E perché non ha usato attori professionisti? È questa la scelta migliore?
— Molto meglio, molto più semplice — risponde. — Gli attori non professionisti sono entusiasti, umili, e non fanno obiezioni. No, non devo spiegare loro molto, non devo cambiarli in alcun modo, al contrario: li lascio vivere se stessi nel film, perché li ho scelti proprio per il loro aspetto e il loro carattere, che corrispondono perfettamente alla mia idea del ruolo. Per il ruolo di Gesù inizialmente avevo pensato a Yevtushenko. Ne avevo sentito parlare molto bene da Fellini. Comunque, credo che solo i volti dei poeti possano essere intellettuali senza essere borghesi. Quando quasi temevo di non riuscire a trovare il giusto interprete, si è presentato uno studente spagnolo. Ha accettato volentieri di interpretare Gesù. E mia madre? In ogni mio film ci sono elementi autobiografici. In Il Vangelo secondo Matteo ce ne sono più che nei miei film precedenti. Ad esempio, il fatto che l'ho fatta recitare nel film, non è stato nemmeno necessario insegnarle il ruolo. Le ho solo chiesto di rivivere il dolore di madre che provò quando i fascisti uccisero mio fratello partigiano.
Menziono a Pasolini che, secondo me, il personaggio di Giuseppe sembra fuori posto in un contesto biblico, lo trovo troppo sobrio e quotidiano.
Pasolini non è d’accordo:
— A me è piaciuto molto. Giuseppe è interpretato da Marcello Morante, che nella vita privata fa l’avvocato. Giuseppe è diverso da come lo dipingono gli evangelisti. È un borghese. Un uomo convenzionale, tormentato. Un moralista.
— Perché ha scelto proprio l’evangelo di Matteo per il suo film?
Pasolini racconta:
— Da vent'anni ormai mi occupo dell'idea di fare un film su questo tema. In effetti, la tonalità nazionale ed epica del Vangelo secondo Matteo è quella che più mi si avvicina. Quella di Marco mi sembra troppo cruda, quella di Giovanni troppo mistica, mentre quella di Luca troppo sentimentale e, se vogliamo dirlo, troppo borghese.
La colonna sonora del film è anch'essa molto suggestiva. Oltre a brani di Bach e Mozart, si ascolta anche musica liturgica e canti rivoluzionari russi. Come è nata questa idea?
— La musica in questo film si è sviluppata insieme al testo. Alcuni dei canti rivoluzionari russi derivano da vecchi motivi popolari. Li ho inseriti nel film non solo per il loro contenuto mistico, ma anche per enfatizzare l'aspetto rivoluzionario di Gesù.
Pasolini ha avuto successo in tre diversi ambiti: poesia, romanzi e cinema. Ora, quale forma espressiva sente più sua?
— La poesia per me è essenziale, come mangiare o dormire. È il mio affare costante, il più personale. Quanto al cinema, fin da bambino sognavo di fare film. Ejzenštejn è stato il mio primo modello. Ora, nel mio bisogno di esprimermi, il cinema è in qualche modo venuto a sostituire il romanzo. Credo di riuscire a raccontare meglio attraverso le immagini. Comunque, non mi sono mai considerato uno scrittore di romanzi, visto che ho scritto il mio primo romanzo solo a trent'anni.
Si ferma un attimo, poi aggiunge:
— In ogni caso, non fa male che uno scrittore cambi gli strumenti di espressione, a volte ricorrendo a tecniche diverse. Una fatica diversa ti rigenera, ti rinfresca. Moravia non ha bisogno di cambiare genere, perché è psicologicamente ed emotivamente equilibrato. Io, invece, nel mio intimo sono una persona tumultuosa, e cerco di dar sfogo a questa mia inquietudine, sia nel cinema che nei romanzi e nella poesia.
Segue una domanda classica per l'Italia: qual è la sua opinione sulla cosiddetta crisi del cinema italiano?
— Si tratta solo di una crisi economica. In realtà, mai come oggi abbiamo una schiera di giovani registi così vivaci e interessanti, come Bertolucci, Tinto Brass, per citarne alcuni. Anche i 'vecchi' registi, come Rosi, Fellini e Antonioni, sono al massimo della loro creatività. Ma mi prende una certa amarezza al pensiero che i talenti straordinari siano ostacolati da limiti economici.
Quali sono i suoi prossimi progetti cinematografici?
— Sto lavorando a un film ambientato in Africa. Racconta la storia di un giovane del Congo che è venuto in Europa a studiare e è diventato poeta. Un africano che si è europeizzato. Torna alla sua tribù con la cultura che ha acquisito in Europa. Le esperienze vissute, sia qui che lì, gli hanno causato una nevrosi. Si redime dalla sua sofferenza attraverso la poesia. Il tema principale del film è il neocolonialismo e la questione razziale, ma si intreccia anche con un altro tema: l'ideologia marxista nei paesi africani. Il protagonista è un poeta negro marxista. Si tratta di una storia vera, e il poeta interpreta sé stesso nel film.
Che tipo di uomo è Pasolini?
— Questo.
Gách Marianne, Che tipo di uomo era Pasolini?, per Film, Színház, Muzsika, vol.8,n.51, 18 dicembre 1964, pp. 8-9. Traduzione all'italiano, Silvia Martín Gutiérrez.
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