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Civiltà Cattolica condanna le poesie di Pier Paolo Pasolini



Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti e Pier Paolo Pasolini nella presentazione del volume di poesie di Pasolini "La religione del mio tempo" in una libreria di Roma, luglio 1961 © DUFOTO/Archivi Farabola/Riproduzione riservata

Delusi e disgustati - dichiarano di essere i gesuiti della Civiltà cattolica- per il volume di poesie di Pier Paolo Pasolini La religione del mio tempo, che recentemente ha ottenuto il premio Chianciano per la poesia. I premi letterari italiani, purtroppo, seguono per lo più un codice di meriti e di demeriti - rileva al riguardo la rivista ecclesiastica - che, per i profani, è cifra di cui non è agevole procurarsi la chiave .


Il giudizio di Civiltà cattolica sulle capacità poetiche del Pasolini, che viene senz'altro definito come poeta mancato, è altrettanto negativo.

Civiltà cattolica cita qualche brano del volume La religione del mio tempo, sottolinea che il Pasolini è un uomo impegnato, un marxista militante -per denotare il servilismo e l'infantilismo dei versi che l'autore dedica a Kruscev - puro ideale, ormai, vivente speranza. Si sofferma infine sull'epigramma Alla mia nazione, definita "terra d'infanti, affamati, corrotti... Una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!", con l'esortazione conclusiva: "Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo".

Scrive a questo punto Civiltà cattolica: Non sappiamo che cosa la giuria, che pure era composta di italiani, abbia pensato nel leggere questo epigramma; ma confessiamo che a noi ha suscitato risa e pena ed anche la voglia di dire al Pasolini di pensarci un poco, prima di chiamare gli altri "corrotti " perché egli stesso non è certo, per dire solo della sua arte, un maestro di moralità.

f. p. © LA STAMPA Martedì 24 Ottobre 1961


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