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Immagine del redattoreCittà Pasolini

Pasolini a Francoforte, Buchmesse 1975. Che fiera atroce.



Pier Paolo Pasolini a Francoforte per la Buchmesse, 1975 © Carla Cerati/Tutti i diritti riservati


Stava rannicchiato in un angolo dello stand Einaudi. I grandi occhiali neri gli coprivano quasi interamente la faccia. Pareva che nessuno si accorgesse di lui e lo riconoscesse. Eppure le gigantografie, appese alle pareti, mostravano immagini chiare del suo volto: in una era intento a leggere un libro, in un'altra era accanto a un macchina da presa.


Mi avvicinai, lo salutai: Buongiorno, Pasolini, gli allungai la mano presentandomi. Tra noi c'erano state soltanto alcune telefonate, motivate dalla sua collaborazione al Corriere: brevi colloqui di lavoro per un titolo, per qualche riga in eccesso da tagliare.


Senza alcun preambolo, più sibilando che parlando disse subito una frase che evidentemente gli urgeva dentro: Questo supermercato è atroce. Poi per altre tre volte ripetè: Atroce, atroce, atroce. Eravamo alla Fiera del Libro di Francoforte, vent'anni fa, domenica 12 ottobre 1975. Come un ospite smarrito, Pasolini non sembrava volersi muovere dal posto in cui si trovava. Io ero appena uscito dalla conferenza stampa di Cassius Clay, che aveva presentato la sua autobiografia intitolata "The Greatest", Il più grande, promettendo scherzosamente un uppercut folgorante a chi si fosse azzardato a dirne male.


Poteva essere un argomento per cominciare un'intervista, ma capii che non era proprio il caso. Pasolini era tornato al suo corrucciato silenzio: un silenzio senza scampo. Si avvicinò per fortuna Giulio Einaudi invitandomi a cena in un ristorante della zona antica di Francoforte: Servono un unico piatto diviso in spicchi - precisò l'editore - . Dentro ci sono già tutte le portate, dall'antipasto al dolce.


Alle otto di sera mi trovai seduto di fronte a Pasolini, che finalmente si era tolto gli occhiali neri. Sapevo della sua passione per il calcio. avevo notato che sopra la Fiera ronzava un elicottero dipinto di bianco e di rosso. Sulle fiancate si leggeva: Franz Beckenbauer- Einer wie ich, cioè "uno come me". Domandai a Pasolini se avesse visto l'elicottero. Rispose di sì e il ghiaccio fu rotto.





Nascimbeni, G. Pasolini: Che Fiera atroce. Meglio parlare di calcio... in Il Corriere della Sera, 28 settembre 1975, p.33.

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