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Pasolini e Sciascia: "ultimi eretici"

Affinità e differenze tra due intellettuali soli, “fraterni e lontani”

Premio Brancati anno 1968. Nella foto si riconoscono gli scrittori Dacia Maraini, Pier Paolo Pasolini, Leonardo Sciascia, Franco Antonicelli, Alberto Moravia, Vincenzo Consolo © Archivio Pro Loco

Promosso dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini in collaborazione con gli Amici di Sciascia, il convegno intitolato suggestivamente PASOLINI E SCIASCIA: «ULTIMI ERETICI». Affinità e differenze tra due intellettuali soli e disorganici, «fraterni e lontani», inaugura a Casarsa della Delizia, l’8 e il 9 novembre 2019, il ciclo di manifestazioni del «Novembre Sciasciano», ideato dagli Amici di Leonardo Sciascia e diretto da Filippo La Porta, nella ricorrenza del trentennale della morte (1989-2019). Si indagherà sui rapporti tra due giganti della cultura del Novecento intorno a diversi temi: dal potere politico alla scuola, dal cinema alla sfera del sacro, dalla poesia alle recensioni.


Sciascia ha osservato una volta che lui era l’unico in grado di capire davvero Pasolini, “fraterno e lontano”. L’Affaire Moro si propone fin dalle prime pagine come una continuazione di riflessioni pasoliniane. Mentre Pasolini in una recensione del 1975 a Todo modo scrisse che Sciascia si “è sempre mantenuto purissimo, come un adolescente”, e che la sua autorità “è legata a quel qualcosa di debole e fragile che è un uomo solo”. In Pasolini e Sciascia si è incarnata per l’ultima volta nel nostro paese la figura dell’intellettuale eretico, coscienza del paese, voce dissidente solitaria e non allineata. A loro è stata comunque riconosciuta una autorevolezza straordinaria - nella società italiana - , un attimo prima che gli intellettuali sono decaduti da legislatori a meri interpreti, da critici del potere a cantori postmoderni dell’esistente (secondo la terminologia di Zygmunt Bauman). Forse l’unica possibile analogia è con Sartre e Foucault, che in Francia hanno rievocato quasi a tempo scaduto la figura dell’intellettuale enciclopedico, “universalistico” del secolo dei lumi. In verità negli anni '70 altri scrittori hanno parzialmente svolto un ruolo pubblico (come opinionisti e commentatori), ad esempio Goffredo Parise o Italo Calvino, ma senza il loro carisma. L’idea stessa di engagement dello scrittore ha subito da allora una mutazione radicale: solo Roberto Saviano potrebbe candidarsi oggi a un ruolo simile nel nostro paese, anche se la sua “autorità” proviene dalla testimonianza personale della verità per ottenere giustizia, dalla esperienza diretta di un contesto socio-economico (oltre che da una sua trasformazione in icona e star televisiva), e non da uno “sguardo” particolare sulla realtà o da una qualità dello stile.


I temi che saranno trattati nel convegno sono innumerevoli. Proviamo a citarli velocemente.

Pier Paolo Pasolini con Dacia Maraini nel Premio Brancati (1968) © Giovanna Borgese

Pasolini e Sciascia di fronte al potere politico: isolamento ed eccentricità, impegno parziale e disorganicità, diffidenza da parte dei partiti anche se questi ultimi li hanno blanditi in vari modi. Poi a contatto con la scuola, nella quale entrambi hanno insegnato e hanno sviluppato “dal basso” riflessioni originali sulla pedagogia. Poi nei rapporti con il cinema: il primo come regista prolifico e il secondo come lo scrittore più cinematograficamente “fertile” degli ultimi decenni (dalla sua opera numerose pellicole). Poi intellettuali laici, anche fortemente critici verso la chiesa cattolica, ma con il senso del sacro, e con una religiosità non ignara del senso del mistero. Poi avversione di entrambi per l’avanguardia, anche se entrambi attratti dalla sperimentazione. Infine: entrambi sono figure di contraddizione, e infatti rivendicano esplicitamente il diritto a contaddirsi.


Inoltre innumerevoli sono stati i contatti, e le collaborazioni tra i due: per una antologia poetica - Il fiore della poesia romanesca (1952) - Sciascia si avvale di una premessa scritta da Pasolini, che poco prima aveva già recensito le Favole della dittatura; si aiutano vicendevolmente per pubblicare i propri articoli su riviste; l'Affaire Moro è un lungo colloquio con Pasolini, etc. Di tutto questo, e del continuo scambio di giudizi e pareri ( e perfino di richieste: Pasolini scongiura l'amico di votare per Teorema al Premio Strega), testimonia un epistolario significativo.


Scarica il programma completo del convegno in formato PDF: https://bit.ly/2JLDOaM

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