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  • Immagine del redattoreCittà Pasolini

10 gennaio 1976, Salò di Pier Paolo Pasolini arriva alle sale italiane


Pier Paolo Pasolini durante la conferenza-stampa di "Salò", Cinecittà, teatro 15, 9 maggio 1975 © Gideon Bachmann/Riproduzione riservata

La prima italiana del film "Salò", avvenuta a Milano il 9 dicembre 1975, solo poche settimane dopo la brutale uccisione dell’autore, ebbe luogo in un’atmosfera di totale commozione. Fu proprio durante il dibattito avvenuto alla fine della proiezione che il finale del film venne associato alla tragica fine della vita del poeta:


È davvero difficile raccogliere giudizi netti, pro o contro "Salò". Perché tanta perplessità? A mio avviso nessuno può fare a meno di mettere in relazione il film con la morte di Pasolini [...] L'imbarazzo nasce dunque dell'impossibilità di scindere l'opera dalle vicissitudini dell'autore (Palumbo y Serafin 1975).


Sarà questa una teoria che verrà affermata con le cosiddette "tesi di Zigaina" secondo le quali Pasolini non fu ucciso, ma si suicidò. Per cui il poeta avrebbe compiuto una sorta di atto sacrificale della propria persona (Zigaina 2005); (Mondo 1975), così da far diventare "Salò" il proprio testamento.


Questa teoria, però, prese piede solo in Italia. In Francia, ad esempio, "Salò o le 120 giornate di Sodoma" ebbe tutt’altro destino. Pochi giorni prima della premier italiana si proiettava per la prima volta "Salò" in una sala parigina, presso il Palais de Chaillot. Pare che la proiezione venne accolta senza nessun turbamento da parte del pubblico, il quale fu consapevole di trovarsi davanti un film allo stesso tempo tetro ed elegante (Autera 1975). Le critiche degli intellettuali più vicini a Pasolini, presenti all'evento parigino, percorrevano tutte la stessa linea di pensiero:


Salò non è un film sadico, anzi è una riflessione cinematografica sull'opera di De Sade (Moravia 1975)


E dopo pochi minuti di proiezione, ho capito che Salò non soltanto era un film tragico e magico, il capolavoro cinematografico e anche, in qualche modo, letterario di Pasolini: ma un’opera unica, imponente, angosciosa e insieme raffinatissima, che resterà nella storia del cinema mondiale (Soldati 1976, 3)


Si creò quindi un enorme divario fra la critica italiana e quella straniera nel valutare il lavoro cinematografico pasoliniano. Il suo assassinio fu senza dubbio la causa principale di questo divario, e contribuì ad accrescerlo anche dopo il 1975.


10 gennaio 1976

Prime proiezioni pubbliche del film in Italia, esclusivamente a Milano, in tre sale, il Majestic, il Nuovo Arti e il Ritz. L'indomani il film viene denunciato dall’Associazione Nazionale degli Alpini che si ritiene oltraggiata da una sequenza in cui il Duca, imitato dagli altri carnefici, intonava il canto alpino della brigata “Julia” Sul ponte di Perati.


13 gennaio 1976

Il film venne sequestrato per ordine del sostituto procuratore della Repubblica Roccantonio D’Amelio che accoglie le denunce di associazioni e privati cittadini. Apre un procedimento penale contro il produttore Grimaldi per commercio di pubblicazioni oscene. Dopo la Commissione di censura, è quindi la magistratura a intervenire e stavolta il film rimarrà sotto sequestro per oltre un anno.


Silvia Martín Gutiérrez, Edipo re di Pier Paolo Pasolini (1967): al di là dell'autobiografia (2009)

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