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Elsa Morante e Pier Paolo Pasolini, un'amicizia fra poeti. Un racconto di Ninetto Davoli (1985)


Elsa Morante con Pier Paolo Pasolini, data sconosciuta © Archivio Storico Luce Cinecittà/Riproduzione riservata


Io ho conosciuto Elsa Morante tanti anni fa, qualche settimana dopo aver conosciuto Pier Paolo Pasolini. Sono dunque quasi vent'anni. e insieme ho conosciuto Moravia, Laura Betti, Siciliano, e tanti altri. Elsa però era diversa: quello che mi ha colpito subito di lei è che era veramente una poetessa. Elsa era poetica.


Era una che si identificava con Pier Paolo, perché Pier Paolo era un poeta; e un altro che era un poeta era Sandro Penna. Gli altri personaggi che conosceva Pier Paolo erano diversi; ma loro tre erano un'altra cosa. E non c'è nessuno che vedevo vicino a Pier Paolo come Elsa. Elsa è stata l'unica a telefonarmi quando Pier Paolo è morto.


Una volta a Ostia avevo litigato con Pier Paolo; dalla rabbia ho spaccato un vetro del ristorante dove eravamo e sono scappato via. Elsa è stata la prima a rincorrermi e a parlarmi: "Ma dai, Ninè, forse non vi siete capiti ..." Io non ricordo nemmeno che discussione era, ma Elsa era una sensibile, una che mi aveva capito. è una storia piccola, tante altre simili ne potrei raccontare.


Noi ci vedevamo spessissimo; per lungo periodo uscivamo quasi tutte le sere, io, Elsa e Pier Paolo. Penna non tanto, perché aveva orari suoi: il giorno dormiva e viveva la notte; tutto il contrario di Elsa. Così elsa e Penna non si incontravano mai; al massimo un boccone al volo; poi Elsa andava a dormire, e Sandro cominciava a girare per Roma tutte le notti.


Elsa, quando Pier Paolo sbagliava, gli dava addosso; era molto severa, ma con modi carini. Pier Paolo si arrabbiava, Elsa lo pungeva e lui si arrabbiava. anche sui film di Pier Paolo, era molto obiettiva; glielo diceva apertamente: "Questo mi piace e questo no". E Pier Paolo spiegava, diceva: "Guarda che lì è così per questo e quest'altro motivo". Ma lei non si faceva convincere e ripeteva: "Questo mi piace e questo no".


Ma si volevano molto bene; e anch'io volevo molto bene a Elsa. è difficile parlarne perché era un'amicizia fatta di molte cose, ma senza grandi avvenimenti o avventure - ora che mi ricordo, e io e Elsa non abbiamo mai fatto un viaggio insieme; lei non si muoveva molto, stava in casa e scriveva.


Dei suoi libri non parlava molto, né con me né con Pier Paolo. Pier Paolo le chiedeva: "Come va, come va con il libro?" Elsa era molto modesta, non ne parlava quasi, mentre altri a Pier Paolo chiedevano pareri, spesso gli davano le bozze dei libri...


Però qualcosa me la chiese. Quando scriveva "Il mondo salvato dai ragazzini", mi chiedeva come si scrivevano certe frasi romanesche, consigli su certe situazioni, su certi modi di fare che non conosceva. Poche cose, però c'era questo rapporto, lei mi diceva apertamente: "Ninè, non riesco a capire come si scrive 'sta cosa, come si dice in romanesco quando uno...?"


Quando è morto Pier Paolo, lei mi ha telefonato ma non è voluta andare ai funerali. Mi ha detto una cosa bella: "Io forse sono stata l'unica che credeva a Pier Paolo"; lei lo amava in modo strepitoso.


Era buona e generosa, e non aveva mai una lira; perché lei frequentava un giro di giovani artisti, soprattutto giovani attori. Sapeva benissimo che questi qua non avevano un soldo, e allora li invitava continuamente. Quello che lei aveva, era loro. Anche a me qualche volta mi invitava, con mia moglie, che allora eravamo fidanzati.


Ho ancora una sua sciarpa a casa, perché ogni anno a Natale o Capodanno ci facevamo i regali; cioè io e Pier Paolo compravamo una cosa a lei, e lei ci comprava qualcosa; e ho ancora questa sciarpa bellissima che aveva regalato lei, di lana, molto bella; non mi ricordo bene quando, però c'è tutta una storia del colore, che portava fortuna, queste cose qua... Elsa ci credeva a queste cose; ma lo faceva con poesia.


Un anno prima che Pier Paolo morisse, lei aveva cominciato a chiudersi. Io e Pier Paolo la telefonavamo: "Elsa, che fai, esci?". Ma lei rifiutava e diceva: "No, non ho voglia, aspetto gente..."; non so se erano scuse, ma cominciava a chiudersi.


Non ho più visto Elsa da poco prima che morisse Pier Polo, non sono mai voluto andare a trovarla in ospedale; chiedevo sempre di lei a Alberto Moravia, o a Dacia Marini, ma non mi andava di andarla a trovare, magari non mi riconosceva più. Io invece volevo ricordarla come la ricordo io: era allegra, non gioiosa, ma molto carina, di spirito, generosa; pure con Pier Paolo, non voleva che lui esagerasse con certi ragionamenti: "Ma dai...", lo rimproverava quando Pier Paolo diceva qualcosa che le sembrava esagerato. e anche a me mi molto aiutato per tante cose, tanti problemi...


Ninetto Davoli su Pasolini ed Elsa Morante. "Gente con orari suoi". Colloquio raccolto da Marino Sinibaldi in "Dedicato a Elsa Morante", Riporter, quotidiano del mattino, sabato 7-domanica 8 dicembre 1985, p.30.
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