Un dibattito del 1975 a partire dalla visione pessimistica del poeta sui giovani e la spinta all'omologazione. Il ruolo del Pci: un «paese nel paese» o una sua part e in lotta per il cambiamento? Il neocapitalismo non può tutto. La rivolta della soggettività.
Pier Paolo Pasolini, 6 settembre 1975 alla Festa nazionale de l'Unità, al parco delle Cascine di Firenze, © Giovannetti/Olycom/Tutti i diritti riservati
Pier Paolo Pasolini: Ho avuto modo di giudicare, di analizzare, la realtà che mi circonda, compresi quindi i giovani. Da molto tempo vado dicendo che la societa italiana, e quando parlo di societa italiana - badate bene - intendo sempre riferirmi soprattutto al mondo dei giovani, e omologata, si sta omologando. Si stanno distruggendo le varie culture particolari, i vari universi regionali, che rappresentano delle culture reali, il pluralismo su cui si e sempre fondata l'Italia. Vado ripetendo da molto tempo che tale omologazione fino ra si presenta come distruttrice: la sua prima qualita e quella di distruggere dei modi di essere, delle qualità di vita, quelli che io chiamo dei valori, e quindi dei comportamenti.
Vado da molto tempo parlando di un nuovo potere, che non e piu¡¡potere clerico-fascista, non e più il po tere di un Franco, e un nuovo potere, che probabil mente ancora non e stato ben definito, e che in realta io identificherei con un nuovo modo di produzione. A questo punto, non essendo io un agrimensore, e anzi essendo un dilettante per que!che riguarda l'economia política, sarei molto felice che uno di voi intervenisse appunto in questo particolare del mio discorso, e cioè in questa identificazione del nuovo potere con un nuovo modo di produzione.
Questo nuovo modo di produzione e caratterizzato - secondo me - da tre elementi: la grande quantità, il superfluo e l'ideologia edonistica. Oggi, cioè, si produce in quantità enorme, come non si e mai prodotto in nessuna epoca della storia umana. Questo significa che tra oggi e tutto il resto della storia umana c'e un salto di qualità, se non altro nella enorme quantità dei prodotti. Voi sapete che a un certo punto la quantità diventa qualità.
Il secondo elemento caratterizzante del nuovo modo di produzione e il superfluo. Infatti, cío che caratterizza l'ondata di benessere che ha invaso l'Italia, trasformandola radicalmente, e formato soprattutto di beni superflui. Prendo un esempio solo, nella mia goffaggi ne di letterato che non e affatto un agrimensore. Prendiamo un'automobile. Per un certo periodo un'automobile può essere stata considerata un bene necessario, non un bene superfluo, perché serviva a unire il Nord al Sud, serviva a unire due posti di lavoro lontani, ecc. A un certo momento l'automobile si e trasformata in un bene superfluo: serve ad andare da casa all'ufficio, cosa a cui potrebbe benissimo servire un autobus, oppure soprattutto a fare dei week end con i pic-nic.
Terzo elemento caratterizzante e la funzione edonistica. Cioè, l'unico valore proposto dal consumismo e l'edonè, il piacere, il piacere del consumare, l'essere felici in quanto consumatori. E questa l'ideologia, an cora inarticolata, ancora forse inconscia, ancora non
ben definita, di questo nuovo potere che consiste ne! nuovo modo di produzione. Dunque, questo nuovo potere, o nuovo modo di produzione, ha omologato, praticamente ha unificato l'Italia per la prima volta. Voi forse mi accuserete di es sere italianista, di essere chiuso un po' ottusamente nell'ambito italiano. Si, forse avete ragione, ma pur troppo l'Italia rappresenta un caso molto particolare, e quindi mi sembra anche giusto puntare la nostra analisi proprio sull'Italia, in quanto italianisti, in quanto persone che si occupano del problema italiano. I grandi paesi capitalistici europei hanno avuto alme no altre tre unificazioni nazionali. Hanno avuto l'unificazione monarchica (per non parlare poi dell'unificazione dovuta alla Riforma, a Lutero); hanno avuto l'unificazione della Rivoluzione borghese - scusate se e poco -; e poi soprattutto hanno avuto la grande unificazione della prima rivoluzione industriale. L'Italia non ha avuto tutte queste unificazioni, è arrivata assolutamente disunita agli anni Sessanta. L'unificazione italiana e un'unificazione puramente militare-burocratica, in cui ha avuto modo di affermarsi, appun to, il clerico-fascismo, un accentramento violento del potere. Clerico-fascismo che non ha affatto unito gli italiani: il siciliano e rimasto siciliano, il piemontese e rimasto piemontese , le culture particolari sono rimaste culture particolari. Non c'e stata unione in Italia. La prima vera unificazione italiana e quella, appunto, di questo nuovo potere, di questa nuova produzione , che caratterizza la civiltà dei consumi.
Tutto questo, naturalmente, e avvenuto soprattutto a livello esistenziale e inconscio - secondo me -. Cioè, le scelte politiche degli italiani sono quelle classiche, quelle che si hanno da trent'anni a questa parte: c'e il Partito comunista, c'e il Partito socialista, chi e fascista ecc. Cioè, la scelta nella coscienza e ben differenziata. Però, sotterraneamente, si è venuto a formare una specie di terreno franco, di terreno comune, livellato e omologato a livello esistenziale, appunto, dovuto a questo nuovo potere, che impone la sua ideolo gía edonistica. Che -e inutile che ve lo dica - io considero spaventosa: considero atroce, stupida e volgare.
Pier Paolo Pasolini. Dibattito tra Cesare Luporini, Pier Paolo Pasolini e Amos Cecchi su «Gli orientamenti ideali delle nuove generazioni », svoltosi la sera di sabato 6 settembre 1975 alla Festa nazionale de l'Unità, al parco delle Cascine di Firenze. Critica Marxista, 5/6 settembre-dicembre 2020, pp.71-83. Tutti i diritti riservati
Il presente testo e costituito dalla trascrizione della registrazione audio del dibattito tra Cesare Luporini, Pier Paolo Pasolini e Amos Cecchi su «Gli orientamenti ideali delle nuove generazioni », svoltosi la sera di sabato 6 settembre 1975 alla Festa nazionale de l'Unità, al parco delle Cascine di Firenze.
All'incontro, moderato da Paolo Cappelletto, era indicata anche la partecipazione di Franco Ferrarotti (su probabile sollecitazione di Pasolini), che pero aveva declinato l'invito per precedenti impegni. La registrazione presenta un'ampia lacuna nella parte iniziale (manca buona parte del l'intervento di apertura di Luporini) e altre lacune nel corso del dibattito.
Il risultato della trascrizione non ci da dunque la completezza del confronto, ma sono comunque presentí i passaggi centrali e più significativi. Del confronto finora era stata pubblicata solo la trascrizione, parziale e non fedele, dell'intervento di Pier Paolo Pasolini, poco dopo l'assassinio del poeta, sul quindicinale della Fgci Nuova Generazione, col titolo Gli orientamenti ideali delle nuove generazioni (23 novembre 1975, n. 183). La cura redazionale ha inteso eliminare le ripetizioni tipiche dell'esposizione orale e ricostruire una sintassi del testo con l'articolazione in capoversi. Si e mantenuto lo stile e il ritmo caratteristico dell'andamento orale e limitatogli interventi alla correzione di errori o sviste palesi.
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