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  • Immagine del redattoreCittà Pasolini

La lettera di Pasolini a Patrizia, fidanzata di Ninetto Davoli. Anno 1971





Pier Paolo Pasolini sul set di "Salò o le 120 giornate di Sodoma" con in braccio Pier Paolo, il figlio di Ninetto Davoli © Deborah Beer/Cinemazero/Tutti i diritti riservati.

"Cara Patrizia,


io non ti conosco se non di vista, non so bene com'è il tuo carattere, se puoi capire o non puoi capire certe cose. Ma forse sai che la mia amicizia per Ninetto è più di un'amicizia: non è amore nel senso volgare di questa parola, il sesso non c'entra. Per Ninetto io provo solo un grande affetto, un immenso affetto, che ha sostituito addirittura quello per mia madre. Ninetto ormai costituisce la mia vita, che senza di lui mi è diventata inconcepibile.


Tu sai che chi ama è egoista, e vorrebbe tutta per sé la persona amata. E così io con Ninetto: lo amo, e perciò lo vorrei tutto per me, com'è sempre stato in questi otto anni che ci conosciamo. Pensare che lui stia con un'altra persona, che dedichi a lei i suoi sentimenti e il suo tempo, mi fa soffrire in modo che non ti so descrivere: mi fa soffrire fino a desiderare di morire. Io voglio che tu sappia questo, e che tu lo sappia chiaramente. Ninetto poverino, soffre anche lui, naturalmente, perché sa che venendo con te, compie qualcosa che io - senza poter farci niente - non posso sopportare, non posso neanche pensare. Per otto anni, giorno e notte, Ninetto è stato mio, il mio amico fedele, a cui potevo dire anche di seguirmi in capo al mondo, e lui sarebbe venuto: e adesso l'ho perduto. Ninetto per me non è più lui.


Quando siamo insieme, lontani, il suo pensiero è rivolto a te; e se per caso gli dicessi: «Andiamo, Niné, andiamo a fare un lungo viaggio, io e te insieme, per tanti mesi», lui mi direbbe di no: e questo una volta non sarebbe mai accaduto. Io avevo calcolato su lui per il mio futuro. Tu sai che mia madre ha ottant'anni: fra un po' sarò solo al mondo. Io muoio al pensiero che Ninetto non sia più il mio Ninetto. Ma naturalmente non posso chiedergli di lasciarti, sarebbe disumano da parte mia, e anche inutile. Come non chiedo a te di lasciare lui: io non posso farlo. Ma siccome questa è una vera tragedia, e tu ci sei coinvolta, è bene che tu sappia tutto. Di fronte al fatto che Ninetto ti voglia bene (o almeno creda di volerti bene) a me restano due cose: o morire o continuare a vivere infelicemente, anche continuando a vedere Ninetto, ma non più come una volta: potremmo continuare a vederci ma senza speranza, senza gioia, senza la totale amicizia che ci legava.


Quindi cosa succederà? Succederà che piuttosto che vivere insieme in un modo così infelice, piano piano ci lasceremo: egli sarà tutto tuo, e io sarò solo con la mia terribile infelicità senza speranza. Perché voi siete giovani e innamorati, e io vecchio, solo e senza più niente nella vita. Comunque, ti ripeto, io e Ninetto prima o poi fatalmente ci lasceremo, anche se io non posso, non voglio lasciarlo subito, perché davvero ne morirei. Quando ci saremo lasciati, cosa farà Ninetto? Te lo sei mai chiesta? Bisogna che tu ti faccia questa domanda. Sarebbe immorale che io vi mantenessi. Io potrò sempre aiutare la famiglia di Ninetto, che non abbandonerò mai, sarebbe troppo vile da parte mia. Ma una volta che Ninetto mi abbia lasciato, e stia con te e ti sposi, non mi si potrebbe proprio chiedere di fare per lui quello che faccio ora, e forse nemmeno di vederlo. Se dovesse venire il momento di lasciarci, forse non avrei più la forza di vederlo in tutta la vita. Allora lui dovrebbe cominciare tutta una nuova esistenza, a cui, per colpa mia, non è più abituato; dovrebbe lavorare, accontentarsi della semplice vita di chi fa un umile lavoro.


Sarebbe capace Ninetto di questo? Io credo di no, e non perché sia un cattivo ragazzo, ma perché ormai chiunque al suo posto farebbe così. Io credo che per reazione Ninetto farebbe delle sciocchezze, e forse, perché anche lui sarebbe disperato, farebbe anche delle «sciocchezze» abbastanza gravi. Credimi, parlo in modo realistico, anche se piangendo. Così sia la sua vita che la mia sarebbero rovinate. Tutte queste cose io e Ninetto ce le siamo dette e le sappiamo bene. La tragedia che è esplosa nella nostra vita da alcune settimane, noi sappiamo bene in cosa consista. E poiché in questa tragedia sei coinvolta anche tu, è bene che anche tu ne parli e conosca in cosa consiste. Sia Ninetto che io conosciamo le nostre responsabilità, ciò che possiamo e ciò che non possiamo fare. E bene che anche tu conosca le tue responsabilità e ciò che puoi e non puoi fare.


Scusami se ti ho detto queste cose, dandoti dolore: ma io soffro in modo tale, che mi sembra di averne avuto il diritto, forse ingiustamente. Ti scrive un uomo finito, che in questo momento non vorrebbe altro che non esserci più. Perché se Ninetto lascerà me per te, poi non te lo perdonerà mai, e te lo rimprovererà per tutta la vita; e così se lascerà te per tornare da me, finirà col portarmi rancore per averti perduta.


Non so più cosa dire, non so più cosa fare. Senza tua colpa, sei stata la mia rovina, e senza tua colpa, sarai forse la rovina di Ninetto. Speriamo che non sia così...


Tuo Paolo”


Pier Paolo Pasolini. "Lettera a Patrizia, fidanzata di Ninetto Davoli", in "Note e notizie sui testi relative alla raccolta inedita L’hobby del sonetto" (1971-73) in "Tutte le poesie", II, pp. 1743-45.

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