Pier Paolo Pasolini:
Eppure, Chiesa, ero venuto a te.
Pascal e i Canti del Popolo Greco
tenevo stretti in mano, ardente, come se
il mistero contadino, quieto
e sordo nell’estate del quarantatre,
tra il borgo, le viti e il greto
del Tagliamento, fosse al centro
della terra e del cielo;
e lì, gola, cuore e ventre
squarciati sul lontano sentiero
delle Fonde, consumavo le ore
del più bel tempo umano, l’intero
mio giorno di gioventù, in amori
la cui dolcezza ancora mi fa piangere...
Tra i libri sparsi, pochi fiori
azzurrini, e l'erba, l'erba candida tra le saggine, io davo a Cristo tutta la mia ingenuità e il mio sangue.
Prof. Di Nola: Lei si riferisce a una personale esperienza di delusione religiosa; in quali termini pensa che questa esperienza possa essere inserita nel più ampio contesto della crisi della religiosità agricola in Italia?
PPP: Vede, come da questi versi mi pare che risulti abbastanza chiaramente, io ho vissuto una certa esperienza religiosa, ehm, in un paese contadino, cioè nel paese di mia madre, dei miei nonni, dei miei avi, e si può dire che la religione sia essenzialmente un fenomeno contadino o se non soltanto contadino, un fenomeno arcaico contadino artigianale, ora questo mondo arcaico contadino artigianale sta finendo è al.. agli sgoccioli perché soppiantato da un nuovo tipo di cultura di civiltà, la civiltà borghese capitalistica.
Ora oggettivamente la mia è stata una delusione per quello che riguarda la Chiesa perché la chiesa secondo me ha accettato ... da una parte il razionalismo borghese, dall'altra parte l'ha rifiutato integralmente e quindi è venuta a trovarsi prima di Giovanni XXIII e prima del Concilio Ecumenico in una situazione oggettiva di crisi.
PDN: Lei ritiene cioè che vi sia una connessione tra le forme di esperienza religiosa e la vita contadina poiché vi è in Italia una- crisi profonda della vita contadina. Lei pensa che per questo stesso fatto la vita religiosa si esaurisca o che vi siano nuovi esiti, nuove prospettive? Nel suo libro, "Poesia in forma di rosa" lei ha precisamente accennato alla, credo, solitudine del mondo moderno, come creatura dispersa nel mondo nuovo, nel mondo industriale, e ha una sola possibilità di esito da questa solitudine, quando ha scritto: perché nel suo cuore non c'è posto per altro sentimento che la religione.
PPP: Si, vorrei precisare che questo uomo abbandonato e solitario nel mondo è appunto il
contadino, ehm il borghese non è caratterizzato dalla solitudine è caratterizzato dalla vita di massa anzi, ma è chiaro che io non intendo dire, credo, che la religione sia così legata al mondo contadino, che, con la fine del mondo contadino finisca anche la religione, è chiaro che la religione rappresenta un momento interno, una categoria umana, il mistero, insomma, l'inconoscibilità, l'angoscia, eccetera, e quindi è chiaro che la religione non finirà con il mondo contadino. Per quello che riguarda il rapporto tra la chiesa che rappresenta la religione e il mondo borghese, vorrei dire questo: che io penso che sarà molto proficuo, fertile, fecondo, attivo il rapporto tra chiesa e mondo capitalistico, in questo senso, che il capitalismo mondo borghese è dominato dall'uso della ragione ... ma quest'uso della ragione produce delle reazioni che sono irrazionalistiche, di una violenza estrema, da una parte mettiamo la letteratura decadente dall'altra parte i fascismi. Cioè le cose orribili che sono successe circa 20 anni fa, nei lager, nei campi di concentramento, sono dovute a una esplosione irrazionalistica, ma è chiaro che l'irrazionalismo non può essere l'unica alternativa al razionalismo borghese e a questo punto interviene la Chiesa, diciamo cosi, in un certo senso, in un certo senso dominando e incapsulando questa forza irrazionale che permane nell'uomo pur nell'ambito borghese nel mistero della religione.
La preghiera dell’uomo – un mondo che cambia. Mondo rurale e religione (1968) Pier Paolo Pasolini intervistato da Alfonso M. Di Nola © Rai Teche/Tutti i diritti riservati
Intero filmato: https://bit.ly/3eVFGKF
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