La censura continua a colpire Pasolini, quasi vent'anni dopo la sua morte. "Pasolini è ormai un'icona: formalmente venerata, sostanzialmente reificata, usata, consumata, abusata, non rispettata", dice Vieri Razzini, da tredici anni responsabile della programmazione cinematografica della terza rete televisiva della Rai, da poco ribattezzato come tanti dirigenti "producer".
Nel 1994, Razzini curò la programmazione Rai in cui si proiettarono sulla TV i film pasoliniani della "Trilogia della vita": "Il Decameron" (1971); "I racconti di Canterbury" (1972) e "Il fiore delle Mille e una notte" (1974). Ci fu un'avvertenza rivolta ai telespettatori: "Quella che vedrete è la versione televisiva".
Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film "Il Decameron" 22 aprile 1971 © Vittoriano Rastelli/Corbis/Getty/Riproduzione riservata
- Vuol dire che i tre film sono stati censurati, tagliati?
- Eccome. "Il fiore delle Mille e una notte" sembra un festival della castrazione, è impressionante, non si vede più un sesso maschile e ce n'erano molti. In "Decameron" le cose più censurate riguardano la Chiesa cattolica. Dell'episodio di Masetto, ortolano d'un convento e amante di tutte le monache, sono stati tagliati almeno trecento metri. L'episodio di Andreuccio da Perugia che sottrae un rubino dal sarcofago d'un vescovo e se ne va saltellando allegro, è stato tagliato dell'ultima parte: la censura vieta che il ladro esprima contentezza, e adesso neppure lo si vede più allontanarsi, l'interprete Ninetto Davoli fa appena capolino dal sarcofago. Lo stesso Andreuccio secondo la censura non può gridare "aiuto, aiuto": quando "merda" è una parola ripetuta continuamente alla televisione non soltanto nei film trasmessi o dai comici, ma anche dai politici. La sentenza della commissione di censura per "il fiore" occupa un'intera pagina, scritta in un linguaggio minuzioso in cui il "membro semicretto" viene citato più volte.
- Ma da quale meccanismo nascono interventi simili?
- Dalla legge. La legge proibisce alle televisioni di trasmettere film vietati ai minori di diciotto anni, e consente di trasmetter (soltanto in seconda serata) quelli vietati ai minori di quattordici anni. I proprietari dei film vietati ai minori di diciotto anni, produttori o distributori che siano, per poterli vendere alle televisioni li ripresentano in censura, chiedendo la "derubricazione": chiedendo cioè che, in cambio di certi tagli, il divieto venga ridotto ai minori di quattordici anni, così da consentire l'uso televisivo. Ho scoperto che alcune volte sono gli stesi proprietari dei film a dfare i tagli, largheggiando, e a sottoporre la versione così purgata alla commissione di censura. Se approvata, quella versione resterà la "versione televisiva", quello sarà il film per il suo più vasto pubblico: per sempre, o almeno finché non cambierà la legge.
- Lei trova giusto presentare l'opera di Pasolini massacrata?
- Io non lo trovo affatto giusto. Lo trovo uno snaturamento dell'opera, una forma di consumo irrispettosa e anticulturale. Quando s'è trattato di decidere se comprare oppure no la "Trilogia della vita", avevo chiesto di poter prima confrontare le due edizioni, i fil originali e quelli in "versione televisiva". Non s'è potuto. La rete 3 s'era innamorata dell'idea, ha voluto comunque comprare: e ora ci troviamo in una situazione a dir poco imbarazzante. È già accaduto, naturalmente. La prima volta, credo, nel 1987, con "L'ultimo spettacolo" di Peter Bogdanovich, dal quale erano state tagliate certe scene sessuali. Ho sempre avvertito i telespettatori che avrebbero visto film tagliati. Lo farò anche per "La Trilogia: ma stavolta è Pasolini e non sono taglietti, mancano 25-28 minuti. Gli spettatori penseranno "Ho visto "Il Decameron", "I racconti di Canterbury", "Il fiore delle Mille e una notte" di Pasolini". Invece avranno visto un'altra cosa. Se Pasolini fosse vivo, tutto questo non sarebbe mai successo. Ma è morto: e i morti non possono difendersi.
- Gli eredi di Pasolini sono al corrente?
- Non so. Immagino sappiano esiste una "versione televisiva" della "Trilogia".
- Nel caso di Pasolini, oltre la vergogna e l'abuso mercantile e censorio c'è una contraddizione. Tutti i suoi film sono stati restaurati e ripristinati dal cinema pubblico, lo Stato ha investito per salvaguardarli i nostri soldi: e poi la TV pubblica, la Rai finanziata dallo Stato e dai nostri soldi li taglia, li mutila, li manipola?
- Questa colpa non è della Rai né della TV: è della legge. certo tutti noi vorremmo una TV più attenta all'opera degli autori di cinema...
"Se questo è Pasolini. Così i produttori l'hanno massacrato" 10 marzo 1994. © Lietta Tornabuoni
Foglio secondo del dossier sulla censura al film "Il fiore delle Mille e una notte" . Presentazione della seconda edizione © Cinecensura
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