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Lettera aperta di Alfredo Bini a Pasolini. Capitolo III

Aggiornamento: 5 set 2022


Capitolo III: Le notti di Matera

Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Alfredo Bini, Margherita Caruso e Marcello Morante durante le riprese del film "Il Vangelo secondo Matteo" (1964) © Angelo Novi/Riproduzione riservata

Ti ricordi a Matera? Durante le riprese del "Vangelo"? Settanta inquadrature al giorno, dalle quattro di mattina si arrivava alle otto, nove di sera, ti ricordi? Con i piedi tutti fasciati, che ti facevano male. Dicevo: "Vieni a mangiare qualcosa?". "No, no, son stanco, vado a letto". Eh! Vai a letto. Andavi su, te. Ti buttavi sul letto con quei tappi a tenuta stagna nelle orecchie..."Be", dico. "Meno male, questo, fine a domani mattina sta tranquillo". Ma va! Quando era mezzanotte, mezzanotte e mezzo... cri, cri, cri...te ne uscivi come un ladro. Dove cavolo andavi alle due di notte a Matera? Dove ti infilavi, da chi riuscivi a farti aprire? Mah!

E la stessa cosa sempre dappertutto.

Ti ricordi a Porto Sudan, a tirarti fuori da quella tenda di beduini all'una di notte, in un deserto pietroso dove nemmeno un cammello matto si sarebbe avventurato?

Eh! Ma un paio di bastonate te le sei prese! Neanche perché questi non capivano: un ladro bianco che si infila di notte in una tenda di ladri beduini doveva certo sembrargli strano.

Anche il poliziotto sudanese era molto stupito che non ti fossi beccato qualche bel colpo di scimitarra, come d'abitudine da quelle parti.

E il Cairo? Il povero Liftschitz, a cui ti avevo affidato: "non so, è sparito, sparito! Volevo portarlo a cena, avevo invitato tutta la gente importante e lui è sparito...".

E poi, quel viaggio famoso che abbiamo fatto per tutta l'Africa per trovare i posti dove girare "Il padre selvaggio"! Quando poi sono arrivati Moravia e la Maraini (a Kartum, mi pare, o a Nairobi?). "Be", dico "Meno male che sono arrivati, adesso starà con loro e io mi faccio un po' i fatti miei". Però...È stato un bel viaggio, eh? Con Moravia che si alzava furtivo dieci minuto prima delle cinque per fregarsi un po' di marmellata, e di frutta prima della divisione per quattro! Chi lo sa se si è accorto che l'ho fotografato con dito nel piattino sotto la tettoia della rest-house sulla strada tra Nairobi e Mombasa! Pensa che era il 1962 e sono passati tredici anni!

Alberto Moravia, Dacia Maraini e Pier Paolo Pasolini in uno dei loro viaggi in Africa © Archivio personale di Maraini/Riproduzione riservata

Naturalmente ora tutti teorizzano. L'omosessualità è bella è buona, è santificante. E anche politicamente è una cosa che fa ridere. Chi tira per una gamba, chi per un braccio, dall'altra!

E poi quegli idioti che scrivono sui muri: "Pasolini=Matteotti", "Pasolini ucciso dai fascisti", oppure: "L'omosessualità va difesa" ecc. Magari ci sarà qualche tuo amico che crede di farti del bene! Che cretinata! Una cosa è perseguitare razzisticamente un gobbo e dirgli che è un gobaccio e va eliminato e una cosa è dire che tutti devono essere gobbi. Ti ricordi il discorso sulla selezione naturale? Tu, col tuo sorrisino, mi dicevi che ero nazista. Che la natura istintivamente rifiuti le mutazioni e le diversità è giustissimo: persegue il suo compito di preservare la specie. Che poi le mutazioni vanno bene, che sono utili alla specie, si consolidino, resistano alla fine vengano acquisite, questa è l'evoluzione. Naturalmente, ora comincerà l'ondata di reazione irragionevole: corruttore, pornografo, degenerato, ecc. Tutto negativo, anche la tua opera artistica naturalmente. Certo, che amici intelligenti e sinceri ne hai avuti, ma gli pseudo amici opportunisti e un po' fessi sono un disastro. Per quanto, possono essere utili anche quelli!

Ti ricordi "Accattone" a Venezia? Pomodori e uova marce. E qualche tuo amico, fra l'altro invitato a mie spese, nascondendo la manina, qualchi uovo te l'ha tirato. se non altro moralmente. Ma il bello è stato dopo la proiezione. La conferenza-stampa, ti ricordi?

Io faccio entrare te, con il gruppo di tutti i tuoi amici artisti. Naturalmente c'erano anche gli amici sinceri, intendiamoci, Moravia, Volponi, i pittori che avevano fatto i manifesti: Levi, la Salvacore, Cagli, Maccari e tanti altri. Insomma, io con molta deferenza per queste personalità, faccio entrare te e loro per primi nel salone dell'Excelsior e tengo le porte chiuse dalla parte dell'entrata dei giornalisti. Poi, da una porta laterale entrano quattro camerieri con un bel tavolo lungo dieci metri e lo piazzano in mezzo alla sala. Solo allora apro la porta che dava sulla hall dell'Excelsior: fotografi e giornalisti si precipitati dentro e si trovano tutti da una parte, separati dal tavolone. Dall'altra parte, tu con una cinquantina d'intellettuali, artisti, personalità assortite. Tutti ormai avallanti, sostenitori, amici, inequivocabilmente amici: per posizione.

Ora si spera che la piantino co'sta storia di romanzare la tua morte. La versione ufficiale mi sembra abbastanza probabile. Può darsi benissimo, ti sarà successo altre volte, che qualche cialtrone ti abbia seguito per prenderti nel momento buono e farti un bel ricatto, che tu abbia reagito e tutto sia finito così bestialmente.

Saranno stati anche impasticcati. Chi lo sa. Ma la polizia che interesse ha a dire che era uno se sapesse che erano tre? Se erano tre, cercherà di prenderne tre. Se qualcuno ha qualcosa di concreto da dire, la dica alla polizia e basta.

Be', tu puoi immaginare quanta gente ha telefonato: chi voleva fotografie, chi un episodio inedito ecc. Figurati! Tutto per il solito paginone con le dichiarazioni: tutte uguali da trent'anni e buone per tutte le occasioni. Potrebbero averle già ciclostilate: basta cambiare il nome. Ora questa chiacchierata per L'Europeo la faccio volentieri, primo per contrastare un po' l'ondata cialtronesca di ritorno che si sente già arrivare; poi perché sia Giglio che la Fallaci sono quelli che hanno detto di te le cose più sensate e più vere.

E poi, perché non è giusto che non faccia qualcosa per documentare di prima mano le cose che hai fatto. Io lo faccio come produttore dei tuoi film e lo stesso spero facciano gli editori dei tuoi libri.

Poi si cono le liti! Qualche litigata l'abbiamo fatta, sempre per motivi di lavoro. La prima per "Il Vangelo": il Discorso della Montagna. Le prime due settimane hai girato il Discorso della Montagna a Tivoli, begli uliveti, per le strade, a Montecavo...Abbiamo visto il primo materiale in proiezione: niente sembrava un predicatore rompiscattole, questa figurina che si sbracciava di qua e di là; non poteva reggere. Allora, io, figurati, che avevo i soldi contati: "Te l'avevo detto, te l'avevo detto! Due settimane buttate per la tua cocciutaggine...". E giù una bella litigata. Poi abbiamo rifatto tutto. Te lo ricordi? È venuta l'idea giusta. Rischiare al cento per cento! un primo piano di venti minuto. Solo qualche variazione in luce e di rumore, il succedersi delle stagioni, dei giorni e delle notti. Un miracolo: è venuto bellissimo. Del resto se uno crede ai miracoli, basta ricordarsi di Enrique Irazoqui, che venne a suonare alla porta di casa tua mentre stavamo prendendo accordi con il prete tedesco che doveva fare la parte di Cristo. Catturarlo e vestirlo fu tutt'uno!

Una bella discussione l'abbiamo fatta anche per "Uccellacci e uccellini". Quando tu volevi fare Totò nel circo che diventava un'aquila per sfottere quel critico francese, mi pare del Figaro. "Totò nel circo che diventa aquila? Divertente come episodio in sé. Ma come facciamo a inserire venti minuti di film per una tua polemica con un critico francese? Il pubblico dovrebbe sapere chi è quel critico, che cosa ha detto, perché ti ha offeso per capire qualcosa". E difatti abbiamo tagliato. Quel pezzetto, però, io l'ho tenuto. Come frammento è molto bello. Vedrai che lo farò passare in qualche televisione. In Francia o in Germania forse.

Invece non ti ho mai perdonato la faccenda della "Ricotta". Guarda, "La ricotta" è la più bella cosa che hai fatto. Quarantacinque minuti di bellezza indiscutibile, come forma, come colori, come contenuto e come struttura drammatica. È certo anche la cosa più religiosa in assoluto che io abbia mai visto. Naturalmente hai preso quattro mesi per vilipendio alla religione! È stato un disastro perché il film è stato sequestrato, non ha più circolato: trecento milioni buttati. Che fatica poi a rimettermi in pari! E tutto questo per una tua cretinata. Forse il processo ci sarebbe stato lo stesso, ma mettere il nome di un noto magistrato al personaggio più ignobile del film non ci ha certo aiutato.

D'altra parte né io né te riuscivamo mai a tenere rancore per più di un'ora o due! Tanto è vero che poi abbiamo continuato. Abbiamo fatto, anzi, le cose più belle. "Il Vangelo"; "Edipo". Poi è cominciata un po' di stanchezza. C'eravamo venuti un po' a noia, diciamo la verità. Così senza nessun motivo preciso. Proprio come un rapporto che si era un po' logorato. Poi era un periodo che avevi cominciato a portare sul set gruppi di gente più o meno fasulla.


Alfredo Bini. "I primi passi del regista Pasolini" Capitolo III, 28.11.1975 "L'Europeo"

Capitolo primo: I primi passi del regista Pasolini

Capitolo II. Il padre selvaggio

Capitolo III: Le notti di Matera

Capitolo IV. Due lacrime per i Masai


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