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Immagine del redattoreCittà Pasolini

Moravia risponde a Pasolini sull'aborto. Il Corriere della sera, 24 gennaio 1975.


Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini negli anni sessanta © Agenzia DUFOTO /Archivi Farabola/ Tutti i diritti riservati

Da qualche tempo Pier Paolo Pasolini, per motivi certamente seri e profondi che non mi curo di definire, cerca lo scandalo. La peculiarità distintiva di questo suo atteggiamento è, però, che egli non mira a scandalizzare i conservatori ma gli intellettuali. Perché questo? Perché i conservatori oggi non sono scandalizzabili: cinici, repressivamente tolleranti, privi di principi, gelosi soltanto del potere economico, essi non credono a nulla. Gli intellettuali, loro, credono invece alla ragione e, di conseguenza, si scandalizzano di fronte all'uso sofistico e distorto che molto spesso ne fa Pasolini.


Fatta questa premessa, debbo dire che sull'aborto e dunque sul controllo delle nascite, il mio sentimento è purtroppo radicale. Non sono come Pasolini per il controllo delle nascite: sono per l'abolizione. cioè per restituire il mondo alla natura e ricominciare daccapo. E questo perché mi pare che, come tante altre specie oggi estinte, per esempio i grandi rettili dell'era mesozoica, l'umanità ha sbagliato strada e si è cacciata in un vicolo cieco, e allora perché continuare? Il gioco, come si dice, non vale la candela. Ma ho già avvertito che si tratta di un sentimento. La ragione, invece, mi rende favorevole alla legalizzazione dell'aborto e di conseguenza, pur senza esserne scandalizzato, respingo le ragioni di Pasolini.


Mi pare che il discorso di Pasolini si dimostri coerente fino a quando afferma che dall'aborto bisogna risalire al coito. A questo punto, secondo me, la coerenza viene a meno e il ragionamento devia nell'affermazione impressionante ma capziosa e poco chiara che il coito va considerato come un atto politico. Perché dico che il ragionamento devia? Perché il modo di pensare soprattutto di sentire di Pasolini, alla fine, quando tutto è stato detto, è quello di un cattolico. E così allora, risalendo dall'aborto al coito, la logica cattolica anzi paolina voleva che Pasolini additasse come soluzione del problema dell'aborto legalizzato o clandestino, l'astinenza completa, assoluta, incondizionata. Ma per una quantità di ragioni, non ultima che Pasolini probabilmente non sa di essere un cattolico, egli non se la sente di additare questa pur logica soluzione, E allora ecco l'idea degli anticoncezionali, davvero "estremamente ragionevole" ms, purtroppo, non nuova perché molti di questi prodotti si trovano in commercio da tempo; ecco, l'altra idea delle "tecniche amatorie diverse" anch'essa giusta ma vecchia quanto il mondo o almeno quanti il Kamasutra e le stampe erotiche che nel Giappone antico le madri regalavano alle figlie alla vigilia del matrimonio affinché si istruissero, appunto, sulle suddette tecniche.


Pasolini attribuisce al consumismo, la sua bestia nera da qualche tempo, il prevalere oggi della coppia edonista e conformista, favorevole all'aborto legalizzato, sulla coppia tradizionale creatrice di prole, cioè proletaria. Ma le cose non stanno precisamente così. In realtà, il contrasto è tra la coppia edonista e conformista che concepisce il piacere distinto e separato dalla procreazione e la coppia altrettanto edonista e conformista che, per ignoranza e bestialità, non arriva ad una semplice concezione.


Allora la prima coppia è da preferirsi alla seconda perché, pur non credendo come, del resto, la seconda, alla sacralità del coito procreativo, almeno si serve del rapporto sessuale come di uno strumento di conoscenza. Senza contare che la ricerca del piacere nell'amore è propriamente ciò che distingue l'uomo degli altri animali.



La contraddizione di Pasolini è che non è cattolico con la mente ma con il sentimento; il che lo porta spesso non già ad una ragionevolezza più o meno estrema; ma ad una razionalizzazione di questo suo sentimento: e tutti sanno che razionalizzare è cosa diversa da ragionare. Egli non sembra rendersi conto che non ci sono due risposte cattoliche, la sua e quella della Chiesa, alla questione oggi dell'aborto e ieri del divorzio; bensì una sola. Perché se non si è con la Chiesa in questo come in tanti problemi, allora bisogna essere dalla parte delle scienze umane, cioè di coloro che non vogliono che l'uomo sia come dovrebbe essere in astratto; ma come è nella realtà. se Pasolini non vuole riconoscere l'uomo com'è, allora gli corre l'obbligo, come ho già detto, di risolvere il problema dell'aborto con la astinenza. Naturalmente questo non vuol dire che il consumismo, ovvero l'edonismo di massa venga debellato. noi sappiamo che si può essere casti e, al tempo stesso, sfrenatamente consumisti.


Per conto mio mi professo, secondo le stesse parole di Pasolini "meschinamente realistico". Penso che le leggi ci stanno per mantenere e difendere lo status quo; finché, però, c'è uno status quo da mantenere e da difendere. Ma quando lo status quo si è svuotato, non esiste più, allora occorre che le leggi siano modificate con lo scopo pur sempre, di sancire un nuovo status quo. Questo è quello che è avvenuto ieri con il divorzio e che mi auguro venga domani con l'aborto. I milioni di coppie illegittime, i milioni di aborti clandestini si configurano ormai come una realtà che aspira a diventare un nuovo status quo ben più vasto e complesso di quello precedente, in quanto punto di partenza di una concezione dell'uomo non più come dovrebbe essere ma come in realtà è.


Alberto Moravia. Lo scandalo Pasolini. Il Corriere della sera, venerdì 24 gennaio 1975.
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