Pier Paolo Pasolini al Trani con i Teddy Boys © Archivio Giancolombo/ Riproduzione riservata
Milano, 1959
Milano, martedì sera.
Pier Paolo Pasolini s'è dato tutto alla sceneggiatura dei film, uno dietro l'altro, come le ciliege. In questi giorni è a Milano per terminare dialoghi e sceneggiatura della Vita urlata, una pellicola sulla gioventù meneghina, diretta da Dino Serpi e Gianni Rocco, autori anche del soggetto. Non saranno scritturati attori esperti ma, come per Morte di un amico di fiossi, i sei protagonisti della vicenda saranno sei autentici «teddy boys» della periferia milanese. Tutta l'azione si svolgerà in una nottata, la notte di Capodanno, e ci narrerà le bravate di questi ragazzetti che vogliono divertirsi a modo loro. Il film finisce tragicamente all'alba, alle prime luci del nuovo anno, con la morte di un bambino, che li ha voluti seguire. Uno dei sei, il Teppa, forse il migliore e il più ingenuo, fa partire un colpo che uccide l'innocente.
Proprio la notte di Capodanno sarà dato il primo giro di manovella e le sequenze impegneranno poco tem¬ po, circa due mesi. A marzo potremo vederlo a Milano in prima visione. Più difficile invece è stato scovare i sei «teddy boys». S'è cominciato con un annuncio sui Quotidiani che diceva all'incirca cosi: «Cercansi teddy boys per bene. Necessita presenza lampante». Ma in effetti i protagonisti, sono stati scovati un po' dovunque dai due infaticabili re.gisti e da Pasolini: a Porta Ticinese, nelle «balere», nelle palestre e — non ridete — in certe latterie. (Sembra che i «teddy boys» non amino il vino: preferiscono la coca-cola). Anche il giornalista Vittorio Bonicelli, che sta facendo per conto suo un'inchiesta su questo aspetto della vita milanese, li ha aiutati a trovarli.
Unico inconveniente: alcuni ragazzi ohe erano stati scelti per il viso espressivo ed avevano superato brillantemente l'esame del provino, son finiti in galera e se ne son dovuti cercare degli altri. Tra loro, per fortuna, ci sono anche dei bravi figlioli dal viso di gangster, ma onesti. Pasolini ha tenuto una conferenza-stampa alla sede milanese della Terrazza Martini per spiegare la differen¬ do scrittore Pier Paolo Pasolini assiste a una gara di «braccio di ferro» fra due giovani Interpreti del suo prossimo film « La vita urlata» fra questi < teddy boys » ed i «ragazzi di vita». I primi sono un fenomeno delle zone industriali, i secondi un prodotto delle zone depresse. Per lo più, appartengono alla piccola borghesia, ma in una città grande come Milano manca la molla della necessita, che spinge invece i ragazzi di vita. Questo è l'aspetto illogico della loro ribellione, che assume una forma violenta ed amara, basata tu una moralità particolare. Infatti il capobanda, il «Rospo» (i nomi gli sceglie Pasolini), dà sempre una sua giustificazione alle bravate che dirige.
Abbiamo voluto sapere se, dato il titolo, ci entrassero i soliti urlatori. Pasolini ha spiegato: «Certo La vita urlata può farpensare a Tony Dallara. Invece l'abbiamo scelto pensando agli spettatori di terza visione. Per urlato vogliamo significare esasperato. In un night-club salterà fuori sì un vero urlatore, ma non sappiamo ancora chi». La vera protagonista del film sarà Milano, quella di Metanopoli, dall'aspetto un po' marziano, quella del grattacielo Pirelli, con ancora alle spalle le casupole della vecchia città in decomposizione. «Abbiamo cercato di evitare la Milano romantica» assicurano i due registi, uno veneto ed uno siciliano, ma Imbevuti dell'oro della Madonnina, sotto cui vivono da dieci anni. Secondo loro, solo uno che non è nato qui, ma che ci abita da lungo tempo, può assorbirne il particolare clima d'angoscia, da incubo kafkiano.
Un ragazzo elegante, anche egli un «teddy boy», aiuta Pasolini nei dialoghi. Lo scrittore, pur avendo pubblicato un'antologia di tutti i dialetti italiani, con certi vocaboli della malavita non ci si ritrova. Per esempio: «le fangose» sono le scarpe, la «pupa d'acciaio» è la macchina, la t spicciola» è una piccola moto o uno scooter, qualcosa insomma svelto da portar via. L'accompagnamento musicale sard jazzistico, con passaggi di musica elettronica. Incognito finora è il produttore, un saggio Industriale lombardo: la pellicola infatti sarà «onesta», costerà meno di 50 milioni. Pasolini si congeda annunciandoci che a Roma lo attendono altri due film da sceneggiare: Una vita violenta per la regia di Brusati e Una giornata balorda di Bolognini, tratto dai nuovi racoonti romani di Moravia.
Adele Galletti A Capodanno le riprese della «Vita urlata», Pasolini prepapa un film sui «teddy boys» milanesi. Lo scrittore ha trovato gli interpreti nella periferia della capitale lombarda - Alcuni di essi sono finiti in prigione e hanno dovuto essere sostituiti. 29-30 dicembre 1959, p.3 © La Stampa
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