Ninetto Davoli con Totò durante le riprese del film Uccellacci e uccellini (1965) © ABC 1966
Roma, mercoledì sera
Il produttore Alfredo Bini ha iniziato le riprese del nuovo film ideato, sceneggiato e diretto da Pier Paolo Pasolini. Il titolo Uccellacci e uccellini rispecchia lo spirito della pellicola che in tre episodi comici tratterà dei rapporti fra uomini e pennuti in forma fantastica, ma in stile realistico. Gli episodi saranno realizzati al modo di gag, come nello stile di Charlot.
1. Protagonista unico, Totò. I personaggi, diversi per ogni storia. . Nella prima, Totò sarà il domatore di un grande circo, impegnato a comprendere il linguaggio degli animali o ad intrecciare con essi, nel limite del possibile, un dialogo. Dopo i successi ottenuti con alcune bestie, dal cammello alla tigre, egli vuole insegnare a parlare e farsi rispondere dal più difficile interlocutore, la maestosa Aquila. Clamorosamente, convocando i giornalisti, annuncia questo suo proposito, dicendosi certo del risultato. Ma con la regina dei pennuti, i suoi sforzi si rivelano vani.
2. Nel secondo episodio un vecchio frate, assistito da un giovane fraticello, continua a parlare agli uccelli come faceva San Francesco. Il compito è difficile per lui, ma fermamente lo persegue: trascorre anni per cercare di capire il linguaggio dei falchi e finalmente ci riesce. Ripete la lunga fatica con i passeri e consegue un altro risultato positivo. Ma a questo punto vede i falchi precipitarsi sui passeri e mangiarseli.
3. Protagonista del terzo è un uomo che cammina insieme con il figlio in un viaggio senza confini attraverso un'infinità di ambienti in situazioni trattate comicamente. Lungo questo cammino, essi incontrano un corvo, che parla ai due uomini. Tanto lungo e insistente è il suo ricorso che il padre strizza l'occhio al figlio, indicando con una smorfia la soluzione: il corvo ucciso e mangiato.
n.s. Totò si ispira a Charlot per far parlare gli animali. Tre episodi comici per un solo protagonista-Un'aquila riottosa nel serraglio degli interpreti © La Stampa-21 ottobre 1965 p.9
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