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  • Immagine del redattoreCittà Pasolini

Intervista con il più polemico scrittore d'Italia, Pasolini. Un testo del 1968.

«È un crimine costruire un ospedale psichiatrico?»: è il tema del convegno che si svolge in questi giorni a Torino e a cui partecipano docenti, medici, sociologi di tutta Italia. Dalla facoltà di Architettura, dove si era iniziato, è stato trasferito in un'aula della clinica neurològica delle Molìnette, occupata in segno di protesta dagli studenti di Medicina; stamane i congressisti si sono recati in visita all'ospedale di Collegno e hanno tenuto una riunione nel teatro.

Pasolini durante le rappresentazioni di “Orgia” (1968/69) nel Deposito d'Arte Presente dello Stabile di Torino © Vitaliano Davetti/Stabile di Torino/Tutti i diritti riservati

Ieri, seduto in mezzo ai giovani contestatori che affollavano i banchi, c'era un personaggio assai noto nel nostro mondo culturale: Pier Paolo Pasolini. Taciturno, pensieroso, ha seguito con attenzione gli interventi, non ha preso mai la parola: per una volta, lui artista loquace ha voluto fare da spettatore. Siamo andati a trovarlo al suo albergo: stava partendo per Roma con Laura Betti, la protagonista della sua Orgia, che è andata in scena due settimane fa per il Teatro Stabile di Torino.


«Ho voluto partecipare, anche se solo per un giorno, ai lavori del convegno — ha detto — innanzitutto per un generico interesse al problema che ho fin da ragazzo. Ho "divorato" Freud, Jung: essi hanno avuto molta importanza nella mia vita. Lo studio dei problemi psicoanalitici in genere è stato per me fondamentale: mi ha dato coscienza di me stesso, ha riportato nel mio "io" un equilibrio che minacciava di rompersi, di frantumarsi al contatto con la realtà. Poi volevo dare, con la mia presenza, la solidarietà ad uno in particolare fra i partecipanti, il prof. Basaglia, le cui vicende e i cui esperimenti seguito con passione».


«Che cosa è secondo lei, Pasolini, un ospedale psichiatrico?».

«Qualcuno ieri ha detto, molto bonariamente, che è una casa un po' particolare in cui si curano e si custodiscono i malati. Io avrei saputo che cosa dire: l'ospedale psichiatrico è un ghetto, un posto dove vengono confinati i "diversi", quelli che mettono in forse la falsa idea di sé che ha la maggioranza degli uomini».


«Ma che cosa intende lei per "diversi"?».

«Il mio concetto di "diverso" è stato dato una volta per tutte da due tristi personaggi. Hitler e Himmler: nel primo campo di concentramento di Hademar, loro trucidarono due categorie di persone, i malati di mente e gli invertiti. Poi fu la volta degli ebrei, degli zingari, dei comunisti, degli artisti. Persone che secondo loro non erano degne di vivere. Sono invece i miei "diversi", quelli che riescono a mettere in crisi, con la loro diversità, la nostra società tanto normale».


«Che farebbe dunque lei per quella particolare categoria di diversi che sono i malati di mente?».

«Costruirei luoghi dove essi possano realizzare i loro sogni. Uno pensa di essere Napoleone? Ebbene, diamogli un ambiente neoclassico, magari un battaglione da comandare. Questo naturalmente vale allo stadio dì "boutade", ma può essere anche un elemento di meditazione per chi vuol fare delle riforme».


«E passando alla realtà?».

«Evitare di far perdere al malato, che attraverso le sue sofferenze ha conquistato una sua libertà, questa autonomia spirituale che fa di lui un "diverso"; anche se patologicamente diverso».


«Dunque anche per lei è un crimine costruire ospedali psichiatrici? ».

«Certo, da un punto di vista astratto. Il perché l'ho detto: perché sono ghetti. Ma in pratica, per questa nostra società normale, il problema resta, e deve essere risolto nella migliore maniera possibile. Di qui la necessità di costruire ospedali psichiatrici che siano più umani possibili e l'importanza di esperimenti come quelli del prof. Basaglia a Gorizia o dello "staff" di medici di Perugia che hanno creato delle piccole democrazie all'interno dei loro istituti».


«E il poeta che dice?».

«Al poeta lasciale sognare che i diversi possano rimanere diversi e possano fare la storia come, e forse meglio, dei normali».


Carlo Sartori. Intervista con il più polemico scrittore d'Italia.«Fare ospedali psichiatrici è un crimine» dice Pasolini, su Stampa sera, 14 dicembre 1968, p.9.
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