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  • Immagine del redattoreCittà Pasolini

Pasolini racconta Enrique Irazoqui. Un'intervista del 1965.



Pier Paolo Pasolini dirige Enrique Irazoqui nel film "Il Vangelo secondo Matteo" (1964) © Angelo Novi/Cineteca di Bologna/Riproduzione riservata

Pasolini- Naturalmente, per quanto riguarda gli attori principali le cose erano un po' più difficili. Ad esempio, il ragazzo che ha fatto il ruolo di Cristo era uno studente di Barcellona. Fatta eccezione del fatto che doveva interpretare il ruolo di Cristo, io non gli ho detto nient’altro. Non gli ho mai dato alcun tipo di discorso preliminare. Non gli ho mai detto di trasformarsi in qualcosa di diverso, di interpretare o di sentire che lui era Cristo. Gli ho sempre detto di essere esattamente quello che era. L'ho scelto perché era quello che era, e mai, nemmeno per un momento ho voluto che egli fosse qualcun’altro diverso da ciò che era. Per questo l'ho scelto.

Per tornare al Cristo, una volta scelta la persona la cui essenza o interiorità era più o meno quello di cui avevo bisogno per ottenere il ruolo di Cristo, non l’ho mai obbligata a fare qualcosa di specifico. I miei suggerimenti sono stati dati uno ad uno, caso per caso, momento per momento, scena per scena, azione per azione. Gli ho detto, "fai questo" e "arrabbiati". Non gli ho nemmeno detto come farlo. Ho semplicemente detto, "ti stai arrabbiando", e lui si arrabbiava nel modo in cui si arrabbiava solitamente e io non intervenivo in alcun modo.


Fotografie di scena. Enrique Irazoqui nel ruolo di Cristo "Il Vangelo secondo Matteo" (1964). Pier Paolo Pasolini © Archivio personale dell'attore

Sebbene fossi in grado di trovare personaggi analoghi agli uomini saggi o agli angeli o a San Giuseppe, è stato estremamente difficile trovare un personaggio uguale a Gesù Cristo. E così mi dovevo accontentare di trovare qualcuno che almeno si avvicinasse a rassomigliare al Cristo sia da un punto di vista esteriore sia interiore, ma in realtà dovevo costruire Cristo nella sala di montaggio.

Ovviamente, il Cristo era per me cosa ben più difficile di Franco Citti, perché Franco, dopotutto, svolgeva un ruolo in cui era bene o male se stesso. Inizialmente, questo giovane studente spagnolo era inibito sul fatto di dover interpretare il ruolo di Cristo, lui non era nemmeno credente. E così il mio primo problema fu far interpretare Cristo a una persona che nemmeno credeva in lui. Ovviamente questo è causa di inibizioni. Questo giovane studente non era una persona estroversa o un tipo normale, un tipo comune di persona. Lui era psicologicamente molto complesso. Perciò è stato difficile nei primi giorni convincerlo a vincere la sua timidezza, la sua moderazione, le sue inibizioni, mentre per gli altri attori non ho avuto questo problema. Ogni minuto li ho messi di fronte alla macchina da presa e loro hanno agito come volevano.


James Blue - Come hai fatto con il tuo non-credente, non-attore spagnolo per ottenere i risultati che volevi?

Pasolini- Niente, in realtà. Ho semplicemente fatto appello alla sua buona volontà. Era un giovane uomo molto intelligente e molto colto legato a me da un’amicizia cresciuta fra noi in quei pochi giorni. Aveva, però, le basi per una formazione ideologica e un desiderio abbastanza forte di essermi utile. È in questo modo che è riuscito a superare la sua timidezza.

James Blue per "Film comment", autunno 1965. Intervista a Pier Paolo Pasolini per "Il Vangelo secondo Matteo"

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